Daniele Capezzone si dimette dalla Presidenza della Commissione e dal Gruppo della RNP

In una conferenza stampa tenuta oggi alla Camera, Daniele Capezzone ha
annunciato le sue dimissioni dalla Presidenza della Commissione
Attività produttive e dal Gruppo della Rosa nel Pugno, inoltrando la
richiesta di aderire al Gruppo Misto. Di seguito la lettera inviata da
Capezzone al Presidente della Camera Bertinotti e ai presidenti dei
Gruppi della RNP e Misto.



Alla cortese ed urgente attenzione
del Presidente della Camera dei Deputati



e, per doverosa e opportuna conoscenza,
al Presidente del Gruppo parlamentare della Rosa nel pugno
e al Presidente del Gruppo parlamentare misto



Roma, 7 novembre 2007



Signor Presidente,



vi sono circostanze nelle quali il rispetto delle istituzioni, il
rispetto di se stessi e il rispetto delle proprie idee ed obiettivi
politici impongono scelte difficili e costose.



Questo è a maggior ragione necessario ed opportuno se riteniamo che non
tutto sia “Casta”, e che sia invece ancora possibile -anche in Italia-
vivere l’impegno politico e civile come momento alto, nel quale il
piano delle convinzioni non sia sovrastato da quello delle convenienze,
dei tatticismi, dei piccoli calcoli di parte o personali.



E’ anche un messaggio per le generazioni più giovani, affinché non
perdano la speranza di contribuire a costruire un Paese diverso, più
moderno, più libero, e non rinuncino -magari comprensibilmente
nauseati, distanti, indifferenti- ad un impegno diretto in una politica
che vivono come lontana e, in ultima analisi, infrequentabile.



Nel nostro Paese, l’istituto delle dimissioni vive una curiosa vicenda:
le dimissioni vengono annunciate, ventilate, minacciate, magari
richieste, ma -nella maggior parte dei casi- non si presentano, non si
danno. E prevale, anche nei luoghi teoricamente meno sospettabili, un
tetragono attaccamento al potere, o alle briciole di potere più o meno
fragilmente e provvisoriamente conquistate.



Tutto ciò premesso, Le scrivo per comunicarLe le mie dimissioni dalla
Presidenza della Commissione attività produttive della Camera.



Il motivo di questa mia decisione è molto semplice: considero esauriti,
starei per dire esausti, la fase e l’assetto politici che determinarono
anche quella mia elezione. Qualunque cosa accada infatti al Senato
nelle prossime settimane o mesi, il Governo e la maggioranza -di fatto-
non esistono più, politicamente, o comunque non sono assolutamente in
condizione di svolgere alcuna funzione positiva. Lo ripeto a scanso di
equivoci: non solo l’attuale Governo, ma l’attuale maggioranza
politico-parlamentare.



Come Lei ricorderà, sin dalla legge finanziaria dell’anno scorso
(drammaticamente sbagliata, a mio avviso, perché tutta centrata su un
intollerabile inasprimento della pressione fiscale, e senza alcun
taglio di spesa, senza alcuna riforma strutturale), ho marcato una
distanza sempre più netta dall’Esecutivo (pur cercando di svolgere in
modo scrupoloso e imparziale le mie funzioni istituzionali); da molti
mesi, dalla crisi del febbraio scorso, non voto la fiducia al Governo;
oggi, alla luce del fatto che nulla mi appare modificato rispetto a
questa situazione, compio un atto politico conseguente. Invano ho
atteso che giungessero non parole o “segnali”, ma fatti politici
rilevanti, in particolare dalle componenti cosiddette riformiste di
Governo e maggioranza, che sono state e continuano ad essere travolte e
umiliate punto su punto, sistematicamente.



Mi pare infatti che in tanti, in troppi, siano meramente protesi a una
logica di sopravvivenza, di continuismo, di trascinamento
dell’esistente. Per questo, occorre invece che qualcuno compia atti
chiari di discontinuità e di rottura, sia pure a proprie spese: di qui,
la mia decisione. E aggiungo che la pur ragionevole questione della
riforma elettorale non può tramutarsi in un alibi, in un pretesto, in
un escamotage, per rinviare il momento elettorale alle calende greche
(o a quelle …italiane). Bastano pochi giorni, al limite alcune
settimane, per capire se esiste davvero la volontà politica comune di
cambiare la legge: dopo di che, le forze politiche farebbero bene a non
protrarre un’agonia al solo scopo di cercare di togliere agli elettori
la possibilità di decidere.



E la mia preoccupazione cresce se si considera che questo obiettivo di
trascinamento, che in qualche caso sembra sconfinare nell’accanimento
terapeutico, viene perseguito dal Governo anche attraverso un uso
politicamente assai grave del denaro e della spesa pubblica. Non io o
personalità a me vicine, ma autorevoli economisti non certo ostili
all’attuale maggioranza, hanno parlato di “tax push”: è il ben noto
meccanismo per cui, quando le entrate fiscali aumentano, queste risorse
aggiuntive vengono subito spese, rendendo ancora più vasta la voragine
della spesa pubblica. E questo è il punto drammatico: proprio dopo un
anno di pressione fiscale (a mio avviso, lo ripeto ancora, eccessiva e
sbagliata: e oggi lo riscontriamo in termini di mancata crescita),
quando ci si rende conto di avere denaro in cassa, anziché usarlo per
ridurre fortemente le tasse o il debito pubblico, che si fa? Si spende,
si spende, si spende.



Per tutte queste ragioni, dunque, lascio la Presidenza della X
Commissione della Camera. E’ stato per me un autentico onore
presiederla, in questo anno e mezzo. Desidero ringraziare tutte e tutti
i colleghi, di maggioranza e di opposizione, con i quali abbiamo
lavorato in modo a mio avviso ammirevole, pur in un contesto politico
così poco facile. Mi auguro che i cittadini possano sapere (lo ripeto:
anche in condizioni politicamente negative) quale e quanto sia
l’impegno di tanti parlamentari, e quale sia stata -non di rado- la
capacità dei diversi gruppi di misurarsi in Commissione in una sfida in
positivo nella direzione liberale e riformatrice. Con autentica
gratitudine rivolgo il mio pensiero anche alle funzionarie e ai
funzionari della Commissione e del Servizio studi, esempio di una
eccellenza professionale, oltre che di una straordinaria disponibilità
personale, che onora il Parlamento della Repubblica, e che non potrò
dimenticare. E lo stesso vale per tutte e tutti i dipendenti della
Camera che ho incontrato in questi mesi, ad ogni livello: esempi di
professionalità e correttezza assolute.



Mi permetto di affidare a Lei e al Presidente del Senato un frutto
importante di questo lavoro di Commissione: è la proposta di legge
bipartisan, di cui ho l’onore di essere primo firmatario, per
l’apertura immediata delle imprese, per la sburocratizzazione, e per un
nuovo rapporto tra cittadini e Pubblica Amministrazione. L’abbiamo
approvata a vastissima maggioranza sia in Commissione che in Aula alla
Camera; al Senato è passata sostanzialmente all’unanimità in
Commissione, con lievi modifiche, ed è ora già calendarizzata in Aula
al Senato. Basterebbe pochissimo al Senato, e davvero poco di nuovo
alla Camera (sarebbe forse, in tempi netti, un lavoro di poche ore!)
per condurre in porto un provvedimento che è atteso dal mondo
produttivo e da tanti cittadini. Lavorerò con tutto me stesso, con
tanti altri colleghi di ogni appartenenza, perché questo obiettivo di
riforma possa essere centrato.



Contestualmente alle mie dimissioni da Presidente di Commissione,
comunico anche la mia decisione di lasciare il Gruppo parlamentare
della Rosa nel pugno, e di chiedere di aderire al Gruppo misto. Il
Gruppo della Rosa nel pugno sopravvive oggi, di fatto, pressoché
esclusivamente come strumento tecnico attraverso il quale diverse
organizzazioni e realtà partitiche perseguono i loro attuali (e fra
loro diversi) scopi e traiettorie, in larga misura da me non condivisi,
ma soprattutto (visto che ciò che sembra unire le diverse componenti è
lo schiacciamento, l’appiattimento sul Governo, in qualche caso
addirittura “a prescindere”…) assai lontani dai toni e anche da molti
contenuti della campagna elettorale. Corrisponde ad un ulteriore
elemento di chiarezza che io prenda atto di questo radicale cambiamento
della situazione e mi comporti di conseguenza.



Grazie, e un cordiale saluto.



Daniele Capezzone

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